venerdì 19 ottobre 2012

Consapevolezza

Tu mi hai fatto precipitare nell'abisso dell'incoscienza ed è solo da lì che si può giungere alla piena coscienza e consapevolezza. Consapevolezza di amarti. Consapevolezza che solo la vicinanza del tuo corpo al mio mi riscalderebbe dal più gelido freddo

venerdì 12 ottobre 2012

Ottobre e il melograno

Mi mancano quei pomeriggi d'inizio ottobre. Quei pomeriggio d'ottobre quando sedevamo nel tuo ortale, tu sulla sedia del soggiorno, in legno, io sulla sedia più piccola, in legno, più adatta alla mia età, dove nei solitari pomeriggi sedevi col rosario in mano per pregare.
Mi mancano quei pomeriggi d'ottobre quando coglievi le melograne dall'albero per me, mentre le rondini volavano sul nostro cielo e il loro canto accompagnava i tuoi gesti d'amore per me.
Ora, ogni volta che, chicco dopo chicco, mangio una melograna mi pare quasi di sentirle quelle rondini e di vedere te sorridere e, chicco dopo chicco, il mio cuore si colma d'amore per te, d'un amore che non cesserà mai d'essere, come quei pomeriggi tiepidi nei miei pensieri.

Avere la forza di ricominciare

Per me è sempre stato difficile farlo. Ricominciare dico.
Diverso è quando si comincia qualcosa. È tutto nuovo e tutto è accompagnato dal gusto della scoperta.
E per l'università è stato così. Non è stato affatto difficile cominciare. Anzi. Svegliarmi alle 6 e mezzo mi pare quasi una leggerezza. Sapere di ritrovarsi in un contesto differente. Nuovi modi, nuovi atteggiamenti, nuova vita e nuove amicizie. La cosa più facile per me è stato ricominciare da capo con le amicizie, appunto. Non avevo paura di rimanere sola. Non avevo paura di iniziare un nuovo cammino da sola (in realtà non aspettavo che questo).
La cosa, l'unica cosa che mi viene difficile è concentrarmi sul libro e ripetere tutto ad alta voce. Non ho voglia di memorizzare né di ripetere tutto come una filastrocca.
Mi domando chi o cosa me lo faccia fare. Un lavoro c'è l'ho. Nullafacente non resterei né mi ritroverei a bighellonare.
Mamma un po' mi ha dato ragione quando le ho detto che alcune volte mi domando se ne valga la pena. Mi risponde con riposte che già da sola mi son data.
La laurea non è altro che un pezzo di carta. Qualcosa che 30 anni fa ti dava possibilità, ti apriva strade sul mondo del lavoro. Ora non è altro che una soddisfazione personale.
Vai, va! Vatti a presentare ad un colloqui e dì pure: io sono laureato in..!!
Sai che fanno?! Ti ridono in faccia e se potessero te la strapperebbero anche quella carta senza più alcun valore.
Ecco perché mi domando chi me lo faccia fare. Perché?!
Eppure non aspetto altro che un briciolo di forza per ricominciare. Un aiuto in quella che è una delle cose più difficili per Michela: il ri-inizio.
Vi prego, qualcuno me la sua, questa forza. Nella vita io non ho fatto altro che immaginarmi laureata.
Ho solo bisogno di una spinta. Ma una spinta che mi faccia precipitare, che mi affondi, che mi faccia affogare nello studio.
Avere la voglia di ricominciare, ma non la forza per farlo

lunedì 31 ottobre 2011

Pensieri random

Vorrei vivere in una città poetica.
In una città fotogenica, avvolta da colori pastello.
Non riesco a vivere in questa mia città vuota di ideali,
dove, se volgi gli occhi al cielo, incontri cenere fluttuante.

Fumiamo sigarette anche quando il pacco è vuoto.
Abbiamo la ciminiera di Cerano.

Tu mi sorridi e mi abbracci con lo sguardo.

Un motivo per continuare c'è.

mercoledì 21 settembre 2011

Ho perso la voce, ho la laringite, la febbre e non ho sei ore per studiare una poesia

Ho perso la voce. Ed è come se fossi morta.
La cosa più brutta è non poter gridare ed inveire contro la gente. Specie contro i neo-liceali, ragazzini di soli quattordici anni con in mano I-Phone ed Android e nelle mutande uccellini che, a bocca aperta, aspettano di essere cibati.
Ho la possibilità di starmene zitta e pensare, magari di escogitare una fuga dal neoclassicismo e dalle funzioni matematiche, eppure passo il tempo a sforzarmi di dire qualcosa, qualsiasi cosa perchè zitta non mi so immaginare.
Ho fame, ma deglutire è una pena dell'Inferno. "Come in vita parlarono tanto, ora sono costretti a recitare la storia delle loro vita mentre il fuoco divampa nella loro laringe".
Avrei dovuto conoscere Dante, forse saremmo andati d'amore e d'accordo. Lo avrei persuaso ad inserire fra i gironi dell'Inferno i ragazzini di primo superiore.
Cosa volete farci, non li sopporto. Cinque anni fa io mi nascondevo dietro il folto ciuffo dei miei lisci capelli e indossavo magliette larghe e leggevo libri e studiavo e non passavo il mio tempo su Facebook. Adesso le ragazzine hanno tutte capelli corti e in parte rasati, secondo la moda del momento, anche quelle ragazzine che l'anno precedente indossavano alte Hogan, mentre ora vestono larghi pantaloni col dread che spunta fra i capelli. Fumano ostinate, hanno già la sigaretta in bocca mentre scendono le scale al suono della campanella, ridono per ogni cosa e sono tutte un eterno amore mio, tesoro mio, sorellina mia.
Ho perso la voce, ho la laringite (eccheccazzo è solo un forte mal di gola) e anche la febbre. Inglese spiega troppo e mi hanno rotto il cazzo con sto "love of ruins".
Dite al mio professore d'italiano che ancora non è arrivato il primo giorno d'esami e non ho 6 ore per analizzare di una ode del Monti tutti i termini aulici e dotti e verificare a quale realtà si riferiscono, per verificare se il periodare è semplice o complesso e per individuare gli enjambements e valutare caso per caso se possiedono un particolare valore espressivo.....Sono passati solo 10 giorni dall'inizio e tutto VA MALE.

domenica 11 settembre 2011

Portami in campagna

Portami in campagna A. che ho voglia di vedere il sole.
Mi sfugge, nascondendosi dietro i palazzi, se mi affaccio sul balcone.
Portami in campagna A. ed accomodiamoci tra le spighe di grano, che ho voglia di sentirmi divorata dall'oro giallo e dal canto delle cicale.
Portami in campagna A. e mentre respiro tra le spighe grida al sole che mi ami.

Inverno

Andremo a raccogliere fiori di pesco nella primavera dei nostri giorni migliori.
Alle porte un vento gelido. Ci accompagnerà per tutto l'anno.
Ti ho comprato un maglione. Ti riparerai dal freddo e dall'indiscrezione altrui che a petto nudo non sei mai riuscita ad affrontare.
Vestirai in maniera appariscente, quando ti sentirai sicura di te stessa; colorerai le tue labbra di rosso fuoco, impavida. Toglierai il mio maglione, preferendo una gonna corta e calze sottili. Camminerai per strada guardando dritto, mentre gli altri guarderanno te.
Invidierò chi ti sarà accanto, invidierò quegli occhi altrui che ti spoglieranno di ogni veste e ogni parola.
Invidierò chi ti scoprirà, senza trucco, intenta a leggere autori francesi e sottolineare frasi.
Appoggerò la mia guancia al cuscino, credendo sia la tua, di guancia e cercando i tuoi occhi nel lampadario appeso sulla mia testa.
Ho già nostalgia di quello che mi dirai. Dei racconti e degli sfoghi. Delle lamentale e delle crisi di panico che coinvolgeranno il mio animo già turbato.
Grideremo insieme sedute sul terrazzo, reggendo vino rosso in pet trasparenti. Le parole si degraderanno in cenere che la gente scambierà per fumo, ignare che quelle siano le nostre confessioni.
Aspetterò il nostro futuro prossimo, desiderando che diventi imminente.